Nievo, Stanislao ( Milano , 1928 giugno 30 - Roma , 2006 luglio 13 )
Tipologia: Persona
Collegamenti
- http://www.treccani.it/enciclopedia/stanislao-nievo_(Dizionario-Biografico)/
- http://www.fondazionenievo.it/it/
- http://www.worldcat.org/identities/lccn-n79059387/
- https://viaf.org/viaf/17260419/#Nievo,_Stanislao,_1928-2006
Codici identificativi
- IT\ICCU\CFIV\033718 (Identificativo SBN) [Verificato il 2/12/2019]
Profilo storico / Biografia
Nacque a Milano il 30 giugno 1928, secondo di quattro fratelli (oltre a lui, Ippolito, Giovanna e Giangaleazzo), da Antonio, titolare di una fabbrica di bottoni, e Xavierine Nasalli Rocca, di ascendenze nobili. La famiglia paterna annoverava fra gli avi scrittori quali Erasmo di Valvasone, Ciro di Pers, Ermes di Colloredo e Ippolito Nievo; quella materna, Joseph e Xavier de Maistre. La grande depressione del 1929 ebbe gravi ripercussioni sull’impresa di Antonio, cosicché la famiglia si trasferì a Borgo Montello nell’Agro Pontino nel 1931, rimanendovi sino al 1946, inframezzando periodi di permanenza a Roma (1939) e a Colloredo di Montalbano (Udine), nell’antico castello di proprietà della famiglia.
Mostrato fin da bambino interesse per gli animali, durante la giovinezza lesse libri naturalistici e di geografia, e iniziò a tradurre dall’inglese un volume di zoologia sistematica sulle scimmie. Tra le letture di quegli anni si annoverano inoltre Salgari, Conrad, Poe, London, Stevenson, Buzzati, Hemingway. Dopo essere entrato, assieme al fratello Ippolito, nell’Istituto Massimiliano Massimo alle Terme di Roma, nel 1937, e avere conseguito la licenza liceale, si iscrisse alla facoltà di agraria a Perugia, poi a quella di biologia a Roma: sostenne tuttavia pochi esami e non si laureò, dedicandosi dal 1947 a una lunga serie di viaggi (dapprima in Francia, Olanda, Belgio, Inghilterra e Scandinavia), durante i quali si spostava in autostop e si manteneva con lavori i più disparati (operaio metallurgico, raccoglitore di frutta, manovale, lavapiatti, mozzo di cambusa, modello per una marca di brillantina), risparmiando sul cibo al fine di prolungare la permanenza all’estero. Presero forma in questi anni i suoi orientamenti etico-politici, che lo condussero successivamente ad abbracciare un ampio umanitarismo non marcato da una precisa fede di partito.
Un principio di tubercolosi lo costrinse al rientro a casa ma, una volta guarito, nel 1951 riprese i viaggi alla volta dell’Europa settentrionale, arrivando fino a Capo Nord. Il 27 maggio 1953 partì con tre amici per una spedizione scientifica in Africa, nell’ambito di un progetto di studio del dipartimento di zoologia dell’Università di Roma su un ipotetico continente scomparso nell’età terziaria, il Lemuria, e su un raro pesce preistorico, il Coelacanthus. Nel corso della spedizione visitò il Tanganica, il canale del Mozambico, le isole Comore, il Madagascar, l’isola di Astove e l’arcipelago di Aldabra nelle Seychelles. Assieme agli amici scalò il Kilimangiaro, sprovvisto di attrezzature particolari.
Da lungo tempo desiderato, il viaggio in Africa segnò l’inizio della sua attività di giornalista e fotografo; ne trasse infatti il reportage Natale sul Kilimangiaro. Cominciò inoltre una collaborazione destinata a durare più di cinquant’anni con testate quali Il Giornale d’Italia, Il Piccolo, Il Gazzettino, la Repubblica, La Stampa, Il Tempo, Il Giornale, Il Mattino, Il Messaggero veneto, e via enumerando.
Rientrato in Italia, ripartì poco dopo alla volta di Kenya, Uganda, Congo, Tanganica, Ruanda. In Tanganica, nel periodo del passaggio all’indipendenza dal Regno Unito, volendo filmare la partenza degli inglesi fu scambiato per una spia e rischiò la fucilazione assieme all’operatore Antonio Climati. Ottennero il rilascio grazie alla testimonianza del tassista che li aveva accompagnati.
Nel 1959 fu in Asia, insieme alla moglie Consuelo Artelli, impiegata presso l’Istituto per le ricerche sui cambiamenti sociali nel futuro, che aveva sposato a Trieste l’anno precedente. Durante il tour in Oriente documentarono con servizi giornalistici e televisivi la fuga dal Tibet del Dalai Lama e l’incoronazione del sultano a Penang. Nel 1961 viaggiarono in Nuova Guinea.
Dopo aver fatto ritorno in Italia, vivendo fra Trieste, Strassoldo e Roma, e aver contribuito alla fondazione del WWF Italia, nel 1966 Nievo (Stanìs per gli amici) riprese i viaggi verso le Isole Figi, Tahiti e gli Stati Uniti. In quegli anni si avvicinò, altresì, al cinema: dapprima organizzatore generale per la Rizzoli film, collaborò alla realizzazione del docufilm Mondo cane (1962), diretto da Paolo Cavara, Gualtiero Jacopetti e Franco E. Prosperi; diresse quindi un documentario tutto suo, Mal d’Africa (1967), sui mali di un continente dilaniato da guerriglie e conflitti. L’esperienza dietro la macchina da presa ebbe seguito con Germania sette donne a testa, scritto da Steno (Stefano Vanzina) e diretto da Nievo assieme a Paolo Cavallina nel 1970.
Per il suo esordio narrativo decise, invece, di dar conto della ricerca, da lui compiuta per oltre un decennio, intesa a chiarire la fine misteriosa del prozio autore delle Confessioni di un italiano. L’idea gli era venuta nel corso della manifestazione per ricordarne il centenario della scomparsa. Uscito nel 1974 per Mondadori, il romanzo, Il prato in fondo al mare, ottenne l’anno dopo il premio Campiello e il premio Comisso.
Seguirono il radiodramma Il naufragio dell’Ercole (andato in onda su RAI-Radio1 il 12 maggio 1976) e la raccolta Il padrone della notte (Milano 1976, premio Italia 1989), in cui spicca, posto a chiusura del volume, il racconto omonimo: trasfigurazione fantastica del crollo della torre del castello di Colloredo, causato dal terremoto che distrusse il Friuli (chiamato, appunto, «padrone della notte»). Colpito da questo evento, Nievo volle documentare la rinascita della sua regione attraverso poesie e prose scritte da bambini che vivevano nei Comuni devastati dal sisma. Nacque così il libro illustrato Friuli: i bambini, a cura di Adelchi Razza (ibid. 1977). Ancora nel 1977 apparve la silloge poetica Viaggio verde, pubblicata nel mondadoriano «Almanacco dello Specchio» (ibid.).
Come il primo romanzo, anche Aurora (ibid. 1979, finalista allo Strega) è la storia di una ricerca, compiuta però sulla terraferma. Dea tutta tellurica è infatti la Mater Matuta, sulle cui tracce si pone il protagonista, in un percorso che si snoda fra l’Agro Pontino, Roma e il litorale laziale.
Sin da bambino attratto dalla Mater Matuta, Nievo ne rievocò poi la figura nel saggio omonimo apparso presso Marsilio nel 1998 (Venezia), con illustrazioni di Mario Schifano.
Sempre nel 1979 Nievo virò verso la scrittura per bambini con Il cavallo nero (Torino), raccolta di tre racconti illustrati da Marco D’Aponte.
Gli anni Ottanta si rivelarono particolarmente prolifici: pubblicò, infatti, Il palazzo del silenzio (Milano 1985), storia di una ricerca archeologica dai risvolti soprannaturali, dai sotterranei di Roma ai Colli Albani, sulle tracce di un cavaliere dell’antichità; Le isole del Paradiso (ibid. 1987, premio Strega nello stesso anno), ambientato nei mari del Sud, a metà fra ricostruzione storica e indagine antropologica, nonché la sua seconda silloge poetica, Canto di Pietra (ibid. 1989, con prefazione di Mario Luzi). Tradusse poi in italiano, per l’editore Giunti, Capitani coraggiosi di Rudyard Kipling (1988) e Robinson Crusoe di Daniel Defoe (1991). L’ambientazione equorea tornò nel romanzo La balena azzurra (Milano 1990): ancora la storia di un’indagine, sulla scia dei grandi cetacei ma anche della protagonista alla scoperta di se stessa.
Negli anni Novanta Nievo fu promotore di un progetto celebrativo delle aree di territorio individuabili nelle opere di scrittori italiani. Nacquero così I Parchi letterari, da cui scaturirono due volumi presso l’editore Abete, relativi ai secoli XII-XVIII (I-II, Roma 1990-91). Nel 1992 volle estendere l’operazione e ideò assieme alla famiglia la Fondazione Ippolito Nievo, riconosciuta dallo Stato e dall’Unesco quale ente morale, inizialmente per salvaguardare l’importanza storica del castello di Colloredo celebrando la figura del prozio.
Nel 1997 l’Unione europea finanziò la Sovvenzione globale ‘I Parchi Letterari’ e la creazione di imprese a essi collegate, promosse dalla Fondazione Ippolito Nievo, da Sviluppo Italia e dal Touring Club Italiano (TCI). Nel 2000, uscirono, rispettivamente per Marsilio (Venezia) e Ricciardi (Roma), il terzo e il quarto volume I Parchi Letterari, relativi all’Otto e al Novecento.
Dopo aver approfondito il discorso sui cetacei con l’antologia E Dio creò le grandi balene, compilata assieme a Greg Gatenby (Milano 1991), fece uscire i racconti Il tempo del sogno (ibid. 1993), i romanzi Il sorriso degli dei (Venezia 1997), a partire dall’incidente aereo nel quale perse la vita il fratello, e Aldilà (ibid. 1999, premio internazionale Circe d’Argento e premio Le Muse nel 2001), descrizione del viaggio compiuto da un uomo negli istanti successivi alla morte, infine la silloge poetica Barca solare (Soveria Mannelli 2001).
Nel 2003 fu insignito del premio Eugenio Montale per il giornalismo di viaggio. Negli ultimi anni viaggiò in Cina e in Sud Africa. Fu anche impegnato in progetti relativi al restauro dell’ala Nievo del castello di Colloredo. Fu, inoltre, presidente del premio internazionale di Architettura alla Committenza Dedalo Minosse.
Scrisse quindi Gli ultimi cavalieri dell’Apocalisse (Venezia 2004) in collaborazione con Enzo Pennetta: storia di un’altra ricerca, stavolta sulle tracce del libro di s. Giovanni. Nel 2006, infine, pubblicò una versione di Canto di pietra in italiano e spagnolo (Canto de piedra); fece in tempo a vederne le bozze, ma l’opera uscì postuma (Vicenza 2006).
Morì a Roma il 13 luglio 2006. Le ceneri sono conservate nel castello di Colloredo presso la tomba di famiglia.
Funzioni e occupazioni
- giornalista
- narratore
- poeta
- fotografo
- regista
Complessi archivistici
- Nievo, Stanislao (1952 - 2006)
Fonti
- DBI2013 = Dizionario Biografico degli Italiani, Istituto della Enciclopedia italiana, vol. 78, 2013.
Link risorsa: http://archivista.bnc.roma.sbn.it/creators/4